Sulla cresta Ovest della valle del Lago di Pilato

Cima di Prato Pulito, Cima del Lago, Cima del Redentore ed il gendarme del Pizzo del Diavolo


Fine Giugno, la piana di Castelluccio dovrebbe star per esplodere nella sua tipica fioritura, quella che tutte le estati richiama migliaia di appassionati naturalisti; un motivo in più per ritornare, dopo una assenza prolungata e tanto girovagare, sulle montagne di casa, i nostri magici Sibillini. Dall’alto delle creste, quando saremo sulla via del ritorno, non avremo approfittato dei colori della fioritura, la stagione è decisamente in ritardo, ma l’incanto di queste montagne è sempre lo stesso, non è stato intaccato, magico, ipnotico, commovente; alla fine, fioritura o meno, sono state come sempre le montagne a regalarci una giornata meravigliosa. Per godere della fioritura occorre percorrere la cresta del Redentore, per farlo scegliamo la più classica delle salite, quella da Forca di Presta per il rifugio Zilioli; usato e strausato tantissime volte ma per sentirsi completamente a casa è decisamente quello più adatto. Quando arriviamo a Forca di Presta non sono ancora le otto, non c’è nessuno, solo un’auto parcheggiata, praticamente siamo i primi. Quello che non manca è il solito venticello fastidioso, purtroppo familiare anche questo, purtroppo una vera costante di questo valico e del Vettore. Il cielo è terso, leggermente bianchiccio per la caligine ma decisamente pulito, cosa che per queste parti è già una bella sorpresa, gli orizzonti sono liberi fin tanto che l’occhio può vedere, le prospettive per una bella giornata di montagna c’erano tutte, non rimaneva che andarcela a prendere. Il sentiero, sempre molto evidente, lo conosciamo a memoria, con pendenza quasi costante si arrampica sulle tonde dorsali che salgono fino al Vettoretto; dopo i primi tornanti inizia ad affacciarsi sulla piana di Castelluccio, sulle coltivazioni della famosa lenticchia, sulla fioritura che non è ancora esplosa; è solo il giallo a dominare, c’è un minimo accenno del rosso dei papaveri ed è completamente assente il blu violaceo dei fiordalisi. Non possiamo godere di quella che definisco l’ottava meraviglia del mondo ma l’immensità di quella piana, le tonde linee di quella piana che sfumano dal giallo al verde con tutte le tonalità comprese nel mezzo, ti arrivano direttamente al punto più profondo dell’anima. Intuisco che forse, chissà in quanti direte che sono un blasfemo, la fioritura arrivi persino a negare l’unicità di questo posto, la grande semplice bellezza di questo posto. Come un faro acceso e concentrato sulla ribalta nega le scene periferiche e gli sfondi così la fioritura distoglie lo sguardo e l’interesse dal questo luogo così unico e particolare. E’ un quadro dipinto da Van Goch quello che abbiamo davanti, tinte pastellate, tenui, i contorni dei campi che si perdono nei mille toni del verde e del tenue giallo che deve ancora esplodere; emana pace, invito alla lentezza a riprendersi il tempo questo posto, gode di una magia particolare, del tutto sua, unica. Siamo continuamente fermi sul sentiero che si affaccia sulla piana, le foto saranno inevitabilmente tutte uguali alla fine della giornata, uguali a quelle di tanti anni precedenti, ma io continuo a scattare, poi il digitale permetterà una giusta selezione nonché libererà l’ondata di ritorno dei ricordi. E si che mentre ci si alza, sulla sella sotto al Vettoretto , sulla vetta stessa del monte dove nel frattempo, di sicuro qualcuno del Club2000, ha elevato un piccolo ometto ed ha scritto a pennarello su una pietra il sigillo dell’obiettivo raggiunto, si può godere uno dei panorami più limpidi che abbia mai visto sulla Laga da qui, ancora scura e controsole, fino al Velino e Gran sasso; la piana di Castelluccio però catalizza l’attenzione, non ce ne è per niente altro, nemmeno per la lingua rosata provocata dai raggi del sole che ancora si specchia di traverso sul lontano Adriatico. Dopo l’omino del Vettoretto, Castelluccio e la sua piana spariscono per un po’, il lungo traverso punta alla casupola del rifugio Zilioli, alle lingue di neve ancora presenti sulla sommità del Vettore.